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OSPEDALE
Istituzione permanente di ricovero e assistenza ai malati. Nell'antichità classica l'ospedale era un luogo annesso a un santuario ove l'ammalato riceveva cure e consigli, ma il ricovero eventuale era strettamente connesso alle sue necessità e tempi di pellegrino: un modello di centro ospedaliero fu nel III secolo a.C., nell'isola greca di Cos (Coo), quello annesso al santuario di Asclepio, dio appunto della medicina. Nell'ambito occidentale fu certamente la tematica della carità cristiana a motivare l'assistenza agli infermi, così come il soccorso e ricovero dei pellegrini. Nel 325 il concilio di Nicea indicò ai vescovi l'obbligo di edificare un luogo di ospitalità per pellegrini e poveri bisognosi, e il modello realizzato fu l'ospedale fondato da Basilio di Cesarea (330 ca. - 379). Un sistema di suddivisione degli ospedali era già presente nel Codice di Giustiniano: oltre al nosocomio per i malati si prevedeva il gerontocomio per i vecchi, il brefotrofio per i bambini abbandonati e l'orfanatrofio per gli orfani. L'ospizio di Squillace fondato da Flavio Cassiodoro, ministro di Teodorico, per la cura dei malati (VI secolo) fu il prototipo di successivi modelli monastici. Contemporaneamente sorsero anche strutture laiche come i centri ospedalieri di Benevento in Italia, di Lione in Francia (542), di Mérida in Spagna (580). Nel mondo islamico a fianco della moschea, delle terme, delle attività di insegnamento furono creati anche luoghi di accoglienza che divennero rapidamente veri e propri ospedali, dotati stabilmente di medici, servizi essenziali, reparti di cura differenziati. Il califfo al-Muqtadir fondò nel 918 un grande ospedale a Baghdad di cui diviene direttore Abu Bakr ar-Razi, il massimo medico iraniano del tempo. Altri ospedali furono costruiti alla Mecca e a Medina; si impose anche l'obbligo di un esame di abilitazione per poter esercitare la professione ospedaliera, avviando così quella connessione fra attività di cura e di insegnamento che fu poi ripresa in Europa dagli inizi del XIX secolo. Ospedali con funzioni di ricovero si ebbero anche in Oriente (in Giappone, per esempio, se ne edificarono nell'VIII secolo) ma senza quegli aspetti di intervento medico che caratterizzavano le istituzioni del mondo arabo. Gli ordini ospedalieri nel mondo cristiano, a cominciare dagli antoniani, svilupparono istituzioni connesse ai conventi, mentre si organizzavano i primi luoghi per ricoveri di malati contagiosi (come i lebbrosari) o abbandonati. Dal XV secolo i lazzaretti accoglievano i contagiosi, mentre gli ospedali erano i luoghi degli incurabili. Nel coacervo delle strutture assistenziali, sovente rapidamente decadute per aver prestato indiscriminata accoglienza a chiunque fosse bisognoso di carità, cominciò a distinguersi la struttura di tipo punitivo, per rieducare al lavoro, da quella dedicata ai soli malati. In effetti la confusione fra pellegrino, povero bisognoso, deviante e malato durò fino al dibattito sulla povertà del XVI secolo. La secolarizzazione di strutture ecclesiastiche, che sovente erano anche male amministrate, avvenne con la Riforma protestante, mentre la Controriforma cattolica puntò su una maggiore efficacia degli enti ecclesiastici e caritativi il cui ruolo, sovente assai ambiguo e complesso, rimase essenziale fino a tutto il XIX secolo. In Italia una legge del 1890 attribuì il carattere di "pubbliche opere di assistenza" agli ospedali, laicizzandoli. La struttura ospedaliera seguì i mutamenti del sapere medico ma ancor più i modelli di riferimento istituzionale: si ebbe così la tipologia di matrice conventuale, la tipologia a blocco con corsie e cortili chiusi e successivamente (XIX secolo) la struttura a padiglioni funzionale all'attività clinica.

R. Villa
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